La Storia

Le origini di San Luca

Descrizione

Il centro abitato del comune di San Luca è ubicato a circa 250 metri sul livello del mare, sorge sulla collina alla sinistra della fiumara Bonamico e a destra della fiumara Santa Venere. È sito nella provincia di Reggio Calabria e dista dal capoluogo circa 100km. Ad esso si accede dalla strada statale 106 jonica tramite la Provinciale per San Luca. Verso il 1950, una serie di eventi alluvionali ha interessato il versante orientale dell’Aspromonte e particolarmente la vallata della fiumara del Bonamico, nel tronco mediano, dopo la stretta di San Giovanni. Sul versante sinistro tra le marne argillose che degradavano verso la fiumara, esisteva il centro medioevale di Potamia (da Potamo=presso il fiume) appartenente alla famiglia Sigismondo Loffredo (1858-1603) che avevano acquistato quel territorio dopo una articolata vicenda di successioni, confische e smembramenti del feudo originario di Bianco.

Di San Luca si conoscono le tappe principali della storia politica amministrativa a partire dalla successione feudale che si è avvicendata per quasi tre secoli. Una feudalità che nel solco della tradizione era spesso assente, ma di cui i documenti ricordano i successivi passaggi di proprietà. Tutto si definisce nel XVII secolo, nel corso del quale il territorio di San Luca è ceduto dai Loffredo ai Gregoraci (1610), per tornare a Beatrice Orsini, vedova del Loffredo che a sua volta lo cede ai Gambacorta di Ardore (1614), che lo detengono fino al (1675), quando l’ultimo esponente della casata, incardinano al feudo il titolo di marchese, mantenendone il possesso fino all’eversione della feudalità nel (1806). Degli ultimi feudatari si serba il ricordo, per il palazzo marchionale, annotato anche nel catasto onciario settecentesco, per la devozione religiosa manifestata con erezione di altari nella chiesa matrice e per le donazioni a favore del santuario di Polsi, ma anche per quegli abusi e prepotenze a danno della popolazione, secondo un reiterato e diffuso costume della feudalità in generale. La determinazione dei distretti del Regno vede San Luca annoverato in quello di Gerace, prima nel governo di Ardore e successivamente nel circondario di Bianco, in cui rimane classificato con l’ultima disposizione legislativa francese del 1816. Solo nel 1848 San Luca diventa sede del circondario prendendo il posto di Bianco, con un ruolo di primo piano nell’organizzazione amministrativa preunitaria, attribuito come premio per la condotta tenuta negli avvenimenti del 1847. Uno stato mantenuto fino alla caduta dei Borboni nel 1860 che segna lo statu quo.

Dopo essere stato feudo dei Marullo di Condojanni (1496-1592), prima e di Giovanni del Negro (1566-1588). La popolazione, in seguito ai primi segni premonitori ebbe modo di allontanarsi verso altri piccoli centri gravitanti tra le vallate del Bonamico e del Careri, ma 500 persone precedute dalle statue di San Luca Evangelista e di Santa Maria della Pietà con in testa il Vescovo di Gerace Mons. Vincenzo Bonardo (1591-1601) si trasferirono il 18 ottobre 1592 nel nuovo sito, tra le colline del Saraceno e le rocche di Calivia. Al paese venne dato il nome di San Luca in omaggio al santo patrono di Potamia. Il trasferimento verso una zona ricca di sorgenti fu accelerato, forse dal fatto che gli abitanti di POTAMIA erano affetti dal gozzo endemico. La popolazione come quella delle due vallate era dedita all’allevamento delle giumente reali ed a una agricoltura di rapina con estese coltivazioni di viti da come si evince dalla presenza di rudimentali palmenti ricavati da massi di conglomerati presenti nella zona di pietra cappa e nella vallata del Butramo. Il terremoto del 1783, il grande flagello che colpi la Calabria, distrusse completamente il vecchio abitato di Potamia. Oggi rimangono i muri perimetrali della chiesa e di qualche edificio.

I francesi, con legge del 19 gennaio 1807, inclusero San Luca, come Luogo o università nel cosiddetto Governo di Ardore. Per riordino, disposto per decreto 04 maggio 1811, istitutivo dei Comuni, veniva trasferito nella giurisdizione del circondario di Bianco. Con decreto del 3 dicembre del 1874, San Luca venne elevato a capoluogo di circondario al posto di Bianco, per le benemerenze risorgimentali.

San Luca, come tutti i paesi a fine 800 subì il grande esodo migratorio transcontinentale accentuato poi, dal terremoto del 1908. L’abitato addossato a rilievi di conglomerati in forte erosione, accentuata da fenomeni atmosferici e movimenti orogenetici, subì collassi franosi durante le alluvioni del 1951, 1958 e 1972-1973, con lo spostamento di parte del vecchio abitato verso la parte bassa del paese. L’architettura del paese viene descritta da Corrado Alvaro in “Gente in Aspromonte”. L’arco del portone, scrive Alvaro, di cinque metri di altezza mostrava la sola pietra lavorata che esistesse in paese e di cui uno scampolo era servito per lo stipite della chiesa, per i gradini, per le due magre colonne. Palazzo e chiesa addossati, recanti essi soli i materiali nobili del paese, il ferro e la pietra e la solo forma nobile” Sulla piazza costruita in basole di pietra locale si svolgeva tutta la vita del paese. Oltre alla chiesa, c’era il macellaio che vendeva la carne infilata negli steli della ginestra per mancanza di carta e la bottega che rappresentava l’emporio del paese. Il vecchio paese resta quello descritto da Alvaro come “un paese di case rustiche, sulla schiena di una montagna come quei nidi di creta che si fanno i calabroni intorno ad uno spino indurito.” La piazza di San Luca mantiene le memorie avariane dove sembrano ancora aggirarsi i personaggi come il parroco Bardano (decorato con il nastro azzurro della vergine) o Nicola Oscuro che caduto in miseria sente a distanza l’odore del caffè.  A San Luca dice Alvaro “è la stessa natura che prende atteggiamenti di architettura, l’opera dell’uomo cha fa tutt’uno con essa; quello che, attraverso terremoti, alluvioni, franamenti, ha resistito, natura, roccia, pietra, albero uomo.”

Il centro (Storico)

L’abitato si sviluppa, come la maggior parte dei centri medievali, intorno ad un centro costituito dalla Piazza Umberto I°. La struttura urbana e irregolare è cresciuta seguendo la morfologia del terreno, pertanto ha un andamento a gradoni, costituito da case monofamiliare con tipologia a schiera a uno, due o tre livelli, le aggregazioni a schiera hanno principalmente un allineamento sull’asse est-ovest ottenendo così un buon soleggia mento. La struttura dei fabbricati antecedenti al 1900 risulta costituita da muratura di pietrame e argilla, successivamente si fa uso di muratura in pietrame, laterizi e calce, o malta cementizia, le costruzioni recenti hanno la struttura in cemento armato. Le costruzioni erano dotate di tetto a falde inclinate con copertura in coppi, caratteristica che in gran parte delle abitazioni viene ancora mantenuta. Il centro storico si caratterizza per le sue stradine strette e lastricate originariamente pedonali, sufficientemente larghe per essere percorsi con animali da soma, i dislivelli erano superati con ampi gradoni. Oggi gran parte di queste strade, soprattutto quelle più larghe, sono strade modificate, allargate ove possibile, il fondo lastricato è stato ricoperto con un massetto in cemento, eliminando gran parte dei gradoni in modo da renderli percorribili con mezzi meccanici. Il centro abitato si presenta abbastanza compatto conservando in gran parte le sue caratteristiche originarie con poche case di recente edificazione ai margini del centro storico. La parte più antica del paese è quella attorno alla piazza Umberto I° dove è ubicata la casa natale di Corrado Alvaro. Tra le principali attrazioni storico-architettonico vanno ricordate:

  • La Chiesa Matrice di Santa Maria della Pietà posta a lato di Piazza Umberto I°, che fu riedificata nel 1932;
  • L’arco del Portone Marchesale della Famiglia Clemente di San Luca, risalente al 1776.
Piazza Umberto I°

La piazza è il fulcro del paese, in posizione centrale rispetto all’abitato da dove partono e arrivano le principali vie del centro storico (Via Garibaldi, Via Nazionale) che si inerpicano lungo il costone che accoglie le povere case che stanno l’una sopra l’altra e distanziate dai percorsi pedonali che seguono orizzontalmente il pendio. Essa è dominata dalla presenza della chiesa Matrice di Santa Maria della Pietà e dalla casa natale di Corrado Alvaro che si “innalza come un torrione”. Intorno alla piazza sorgevano le principali attività del paese, essa è infatti sede della vita pubblica e spazio rappresentativo dei valori collettivi, luogo di incontro, di relazioni, di sosta, di culto, di svago, mercato. Su di essa si affacciano la chiesa e alcune case di mirabile tipologia costruttiva di arte povera, altre invece mal costruite e rifinite scompaiono di fronte alle prime dando il senso della caoticità e del degrado. La piazza ha una forma irregolare ed è formata da un “Centro” prospiciente l’ingresso laterale della chiesa Matrice, mentre sul lato opposto si inerpica la Via Garibaldi, teatro un tempo della vita paesana e principale arteria di ingresso al centro storico. Dalla parte della facciata principale e leggermente decentrata sulla destra, arriva la Via Nazionale. La piazza e le strade un tempo pavimentate in pietra locale sono state sostituite in modo disordinato ed abbruttite dalle mattonelle in bitume che degradavano ulteriormente il sipario della memoria storica di San Luca, nell’ultimo decennio la pavimentazione è stata rifatta riportando strade e piazza allo stato originario.

Ultimo aggiornamento: 26/04/2024, 10:05

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